“…l’erotismo fa semplicemente parte del vivere umano nel mio lavoro, non ho mai scattato con il vivo intento di rendere erotica un’immagine, i soggetti svelano il proprio erotismo in modo perfettamente naturale.” Ramona Zordini
La sua arte è in continuo mutamento, il suo lavoro esplora il suo io più nascosto. Fotografia, disegno, tatuaggi sono le sue passioni divenute mezzo di comunicazione in grado di rievocare le sue emozioni grazie al suo fantasioso immaginario. Stiamo parlando di Ramona Zordini, fotografa bresciana classe 1983.
Studia alla Libera Accademia di Belle Arti di Brescia conseguendo un Diploma Quadriennale in grafica e pittura e un Diploma Specialistico in Fotografia. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste internazionali. Ha vinto il Premio Telethon edizione 2009, e ha ricevuto una menzione speciale nel Premio Tau Visual. Nel 2011 è stata selezionata per partecipare alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Nel 2014 la personale al Museo Nazionale della fotografia, nel 2016 la partecipazione al Documentario TV canadese “L’Art Erotique” e un capitolo nel libro “Il Corpo Solitario” di Giorgio Bonomi. Ha esposto in diverse mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero, e il suo lavoro fa parte di importanti collezioni private. I progetti fotografici di Ramona Zordini, da “Changing Time” a “Habituation” e “Oblivion”, nascono da un sincero interesse della fotografa verso i temi che vuole affrontare unite da quello che la sua anima vuole comunicare in quel determinato periodo storico della sua vita. Preparazione e istinto, introspezione e voglia di comunicare. Sono così tante le sensazioni mentre si osservano i suoi lavori che abbiamo deciso di intervistare Ramona per scoprire qualcosina in più su di lei, sulle sue passioni, sul complesso processo che permette di tramutare in arte il proprio mondo interiore.
Domanda.Ramona siamo molto felici di potervi intervistare e ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso. Ti sei laureata con il massimo dei voti in Fotografia Artistica all’età di 26 anni. Ma qual è stato il tuo primo approccio con la macchina fotografica? Come nasce in te questa passione?
Risposta.Vi ringrazio molto per aver deciso di intervistarmi! Fotografavo fin da piccola per l’esigenza di fissare sensazioni nella mia memoria, poi con il tempo ho capito come estrapolarle ed ho iniziato a sviluppare idee.
D.Il tuo progetto più imponente per numero di foto e per tempistica è “Changing Time”. Scatti realizzati dal 2012 al 2015. L’acqua è l’elemento predominante insieme al corpo. Concettualmente cosa ti ha spinto a realizzare questa serie?
R.Era un periodo in cui stavo iniziando la mia ricerca sul Mutamento, mi documentavo leggendo, guardando film e vivendo. Avevo scelto l’acqua in modo concettuale come elemento mutevole, poi studiandola negli scatto ho capito il suo potere di rendere i soggetti senza maschere ed ho capito che avrei potuto estrapolare ciò per cui stavo facendo ricerca.
D.Tra le tante foto di questo progetto alcune di esse sprigionano erotismo sia per la sensualità del corpo che per la postura delle modelle e dei modelli fotografati. Che valore e significato dai al corpo e all’erotismo?
R.In realtà l’erotismo fa semplicemente parte del vivere umano nel mio lavoro, non ho mai scattato con il vivo intento di rendere erotica un’immagine, i soggetti svelano il proprio erotismo in modo perfettamente naturale.
D.Nel 2016 realizzi il progetto “Habituation”, fotografie manipolate con illustrazioni in bianco e nero. L’atmosfera è gotica, lo sfondo scuro e i disegni che si uniscono ai soggetti fotografati rendono il tutto surreale. Quale processo creativo ti ha portato a realizzare questo progetto?
R.Il 2016 è stato un anno difficile per me è ho avuto forte l’esigenza di riavvicinarmi al disegno per comunicare il turbinio di sensazione che mi stavano invadendo, da qui il nome Habituation proprio per l’intento di adattare il mio essere a momenti difficili attraverso il processo creativo . Le tavole sono molto diverse tra loro ma hanno in comune la linea stilistica disegno fotografia.
D.Il 2017 è l’anno di “Oblivion”, qui la manipolazione è ancora più estremizzata. Le foto ritraggono immagini riflesse che richiamano nuovamente l’elemento dell’acqua. Ma forse è una nostra impressione. Cosa c’è invece dietro e dentro questa serie?
R.“Oblivion” parla proprio di riflessioni, parla del vedersi, dello specchiarsi e ritrovarsi, infine del prendere nuova forma dalla consapevolezza di se stessi. “Oblivion” è stato l’ultimo dei miei lavori in acqua per il momento, chiude a postumi la serie “Changing” Time che è stata illuminante ma anche un po’ incatenante e precede l’aria nuova del 2018.
D.Qual è il processo creativo che ti permette di realizzare una nuova serie e un nuovo modo di concepire la fotografia? Hai fotografai di riferimento o che stimi particolarmente?
R.Il processo creativo è in realtà molto complesso perché parte da un’esigenza interiore, dal bisogno di dire qualcosa, deve essere interiorizzato il messaggio e non c’è una tempistica certa, possono volerci ore, giorni, mesi o anni. Quando il concetto è chiarito parto a fare ricerca, leggo libri sull’argomento, guardo film, vedo mostre, vivo e stacco dal quotidiano, cerco di meditare e visualizzare ciò che voglio ottenere, faccio bozzetti e studio. Ho fotografi di riferimento come Mario Cresci, Jean Saudek, Arthur Tress ma mi rifaccio spesso ad artisti di ogni genere.
D.Lasciamo per un attimo la fotografia. Altra tua passione è il mondo dei tatuaggi. Sappiamo che tatuii e che lo fai molto bene. Quando sei diventata tatuatrice e cosa ti ha spinto a farlo?
R.Grazie. Ho iniziato nel 2016 che come dicevo è stato un anno molto difficile. Ho sempre disegnato e in quel periodo mi è venuta l’idea di iscrivermi ad un corso e provare, avevo bisogno di trovare qualcosa che mi gratificasse e così è stato, mi piace molto, è un bel lavoro e mi da continuamente nuovi input.
D.Ritornando nel mondo della fotografia, sappiamo che hai vinto tanti premi anche importanti, partecipato sia a mostre collettive che realizzato mostre personali. Inoltre collabori con gallerie sia italiane che estere. Quale collaborazione, mostra o premio ti ha dato maggiore soddisfazione?
R.In realtà le mostre non mi soddisfano molto, ora mi obbligo a presenziare alle mie inaugurazioni ma spesso ne ho saltate perché mi risulta difficile stare al centro dell’attenzione. Fare la locandina del nuovo film di Rodrigo Guerrero mi è piaciuto molto perché tra me e lo staff si è creata una bella atmosfera.
D.Facciamo un po’ di spoiler. Stai lavorando o hai in mente qualche nuovo progetto in questo duemiladiciotto?
R.Nel 2018 sto lavorando a due progetti paralleli. Il primo è una serie di ritratti a fotografi storicizzati come Gianni Berengo Gardin, Uliano Lucas, Carlo Orsi, Gianni Pezzani e tanti altri, insomma sto girando l’Italia per fotografarli al buio con una torcia elettrica ed è un’esperienza molto interessante.Il secondo progetto, più intimista, è una serie di ritratti neutri di persone del mio mondo emotivo, manipolati poi con diversi mezzi come il cucito, il disegno e il tatuaggio e con altre tecniche sperimentali per creare personaggi surreali.
D.Ramona, ti ringraziamo nuovamente per il tempo che ci hai concesso, ti salutiamo con un ultima domanda. Cosa ti auguri per te stessa e quale sogno ti auguri di realizzare professionalmente?
R.Mi auguro e sogno di essere sempre soddisfatta di ciò che faccio e vivo. Grazie a voi è stato un piacere.